La morte del poeta

Passeggiava nel vento Picasso, uomo antichissimo dalle visioni moderne. Era il 9 novembre, quasi l’estate di San Martino. Dai balconi pendevano panni stesi ad asciugare al sole e al vento. Picasso non era di buon umore. In guerra aveva perso tanti amici, alcuni perché erano partiti al fronte, altri perché non gli avevano perdonato di non essersi arruolato: eri nessuno quando sei venuto in Francia, gli dicevano, e con tutto quello che la Francia ha fatto per te… ma a Picasso non andava giù che, per ringraziare la Francia, doveva piantare una baionetta nelle viscere di un tedesco. Era il 9 novembre del 1918. Si contavano i morti, e Picasso contava gli amici persi. Un artista è sempre solo, pensava, ma lui era ancora più solo. Molti amici artisti si erano uniti alla guerra per essere meno soli, per fare parte di un coro anziché cantare da soli. Si contavano i morti anche fra loro. Picasso comprò un giornale. La Francia aveva vinto. Una ventata gli portò via il basco. Alzò gli occhi. Dai balconi pendevano panni stesi ad asciugare al vento e al sole. Un velo nero lo raggiunse in faccia. Quando se lo tolse, il basco non si vedeva più, e una vedova di guerra si scusava: il velo era suo.

*

Passeggiava tra la folla Ungaretti. La folla gridava à bas Guillaume, à bas Guillaume, à bas Guillaume! Guillaume era l’imperatore tedesco Wilhelm II. Stavano festeggiando la vittoria. Era quasi l’estate di San Martino e c’erano sole e vento. Ungaretti aveva addosso tutta la pena della guerra. Ma portava notizie di vittoria. E quelli gridavano: à bas Guillaume, à bas Guillaume, à bas Guillaume! C’era qualcosa di nero in quell’urlo, quasi un brutto presentimento.

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Picasso seppe della morte di Guillaume Apollinaire appena tornato a casa. Colpito in faccia dal velo nero di una vedova di guerra, l’aveva preso per un segno di sfortuna ed era tornato a casa ad aspettare la cattiva notizia. Era un uomo antichissimo e superstizioso. Ungaretti salì nell’attico dell’amico la mattina del 9 novembre 1918 per portargli dei sigari toscani e parlare della vittoria dell’Intesa. Lo trovò in stato d’incoscienza, forse già morto. Sua moglie, Jacqueline Kohl, era accanto al letto e piangeva, in stato di chock, non riuscendo né a muoversi né ad aiutarlo. All’ospedale italiano di Parigi lo dichiararono morto. La folla giù in strada gridava: à bas Guillaume, à bas Guillaume, à bas Guillaume!

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Apollinaire era andato a combattere perché aveva bisogno di una patria. L’epoca degli imperi è stata un’epoca a modo suo internazionale. Apollinaire aveva sangue svizzero e polacco, era nato a Roma ma vissuto in Francia fin da giovane. Voleva diventare cittadino francese. Ungaretti era uno degli italiani di Alessandria d’Egitto ed era andato a combattere per appartenere a una patria che aveva visto solo da adulto.

Il soldato Guillaume Apollinaire venne ferito alla testa e congedato, anche se lui avrebbe voluto continuare a combattere. Dopo il congedo s’era ammalato di spagnola e ne era morto.

(E la folla gridava: à bas Guillaume, à bas Guillaume, à bas Guillaume!…)

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