Questa non è la morte. È prima della morte. È la scelta di non vivere. Non come la gente vive. Non chiedete a un poeta di amare più la sua donna che la penna. Egli mentirà, spergiurerà, ma io vi dico che è la penna il suo vero amore. Sono nato con un gettone per la pittura ed uno per la felicità terrena. Potevo sceglierne uno solo. Non è per egoismo che ho abbandonato mia moglie, che ho investito in colori i soldi destinati a mia figlia. No. È per la pittura. I missionari non possono guardare in faccia a nessuno. Gli altri per loro si dividono in utili o inutili alla missione. Chi vuole convertire gli indigeni non vede in loro persone, ma anime salve o dannate. Così sono io. Non un brav’uomo, ma poco importa. La personalità umana di un artista è la negazione stessa della vita. Chi mai dedicherebbe tutte le sue emozioni a qualcosa che non ti chiama, non risponde, non vive, non ha bisogno di te? Solo l’artista. Che come un missionario non può avere legami. Sono freddo. L’emozione la trovo sulla tela e non nella realtà. La realtà è solo un pretesto per accendere la tela; poi è lì che tutto si anima. Io, disanimato, non ho mai goduto una felicità di uomo, forse una di pittore. E forse neanche quella, giacché la tela per me è solo fatica, è negli occhi degli altri che diventa gioia. No, non sono egoista. Fossi stato egoista mi sarei tenuto mia moglie, mia figlia, un lavoro e del danaro. Ho rinunciato a tutto. Spoglio di tutto sono venuto in Polinesia non a convertire gli indigeni, ma a vivere come un indigeno. Ma io non sono un indigeno. O meglio lo sono solo per la pittura. Solo, perché per fare arte bisogna essere soli. Voi mi chiedete: se la pittura è gelo e rinuncia, com’è che Monet è un buon marito, un buon padre, un cuoco e un gourmet? Semplice, Monet è un genio e può contare sull’inventiva felice del genio. Io no. Tutto quello che ottengo, è frutto di fatica. E non posso permettermi distrazioni.

Il demone di Gauguin
Pubblicato il di Giorgio Galli
Pubblicato da Giorgio Galli
Giorgio Galli è nato a Pescara nel 1980 e si è laureato in Scienze della Comunicazione a Siena. Vive a Roma dove per due anni ha gestito una libreria indipendente. Ha pubblicato "La parte muta del canto" (Joker, 2016), ritratti biografici di grandi musicisti del passato; "Le morti felici" (Il Canneto, 2018) e “Le voci sopravvissute” (Gattomerlino, 2020), piccole collezioni di brevi prose poetico-narrative; il racconto lungo “Il matto di Leningrado” (Gattomerlino, 2021) e la raccolta di poesie "Canzonacce" (Delta3, 2021). Mostra tutti gli articoli di Giorgio Galli
“Tutto quello che ottengo, è frutto di fatica. E non posso permettermi distrazioni.”
già…